“La nostra qualità è la vostra sicurezza: la filiera latte e la nuova Pac” è il titolo del convegno che Cia-Agricoltori Italiani Lombardia organizza il prossimo 26 ottobre nell’ambito della Fiera di Cremona.
L’appuntamento sarà a partire dalle 9.30 presso la Sala Monteverdi di Cremonafiere in Piazza Zelioli Lenzini, 1.
Dopo i saluti di Luigi Panarelli, Presidente di Cia Est Lombardia e la relazione introduttiva di Giovanni Daghetta, Presidente di Cia Lombardia, interverranno: Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo, Nicola Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio di Tutela Grana Padano, Silvio Colosio, presidente di Bresciangrana, Angelo Rossi, Direttore general del Clal, Nicola Contessi, presidente Nuovo Centro Latte soc. coop., un rappresentante dell’Ue e e Fabio Rolfi, Assessore all’agricoltura, alimentazione e sistemi verdi di Regione Lombardia.
Chiuderà i lavori Dino Scanavino. Presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani.
“Le analisi dei principali istituti di ricerca evidenziano come i consumatori siano sempre più attenti alla qualità e alla salubrità degli alimenti. In tal senso il latte italiano ed i prodotti da esso derivati presentano standard di qualità elevati rispetto ai competitors stranieri”, affermano gli organizzatori.
“Trasparenza e severi controlli sulla produzione e sulla trasformazione ci assegnano infatti un primato mondiale in termini di sicurezza per i consumatori, ma proprio per questo, a causa degli alti costi di produzione, le nostre aziende spesso risentono della concorrenza estera. Una concorrenza a volte sleale”, aggiunge Cia Lombardia, “se si pensa al fenomeno dell’italian sounding, fatto di prodotti taroccati che utilizzano impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni che richiamano all’Italia, ma che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. All’estero” precisano gli organizzatori, “più di due prodotti italiani su tre sono falsi e anche per quel che riguarda i derivati del latte si sono diffuse brutte copie di tutti i principali formaggi italiani, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan canadese, australiano e statunitense.
L’entrata in vigore, due anni fa, dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari (come ad esempio il latte UHT, il burro, lo yogurt, la mozzarella, i formaggi e i latticini) ha costituito un passo importante sulla strada della trasparenza delle produzioni Made in Italy, ma non la panacea alle problematiche che interessano il comparto.
La filiera”, prosegue Cia Lombardia, “è costituita anche da un’industria di trasformazione che produce eccellenze rinomate in tutto il mondo quali Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, formaggi freschi e derivati lattiero caseari. Complessivamente conta 50 formaggi dop ed ha un valore di circa 15 miliardi di euro, di cui 2,7 si riferiscono all’export.
La qualità della materia prima garantisce la qualità del prodotto trasformato.
Il settore ha quindi bisogno di regole lungimiranti e condivise, orientate verso un reddito congruo per chi produce, equamente distribuito lungo tutti i livelli della filiera”, spiegano gli organizzatori. “Anche perché il quadro di riferimento del mercato deve essere quello globale e non chiuso nelle logiche dei confini nazionali. In tal senso una nota positiva è costituita dal Ceta l’accordo commerciale di libero scambio tra Ue e Canada che tutela e favorisce l’esportazione di vari prodotti certificati made in Italy, tra cui diversi del comparto lattiero caseario. Estremamente pericolosa è invece la possibile imposizione di dazi Usa su prodotti agroalimentari di qualità come il Parmigiano reggiano e il Grana padano. Occorre poi che i premi Pac destinati al settore siano accessibili e non prevedano regole inutilmente discriminatorie per gli allevatori italiani.
Per il resto”, conclude Cia Lombardia “la sfida decisiva dei prossimi anni è data dalla riduzione dell’impiego di farmaci antibiotici nell’allevamento della bovina da latte. Far coesistere le istanze sanitarie legate al corretto utilizzo degli antibiotici con il mantenimento dei requisiti igienico-sanitari del latte, senza un aggravio dei costi di produzione, sarà un elemento fondamentale per un ulteriore progresso della filiera da un punto di vista della qualità e della salubrità degli alimenti”.
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