Lorena Miele, vicepresidente regionale: “Bene PDL di Regione Lombardia ma molte attività in pericolo se non si interviene immediatamente”
Milano, 19 maggio – Cia Lombardia non può che non apprezzare il riconoscimento del ruolo fondamentale che l’attività di pascolamento del bestiame domestico allevato dai nostri agricoltori esercita nel presidiare il territorio, nel salvaguardare l’ambiente e il paesaggio, nel rappresentare una componente importante della produzione agroalimentare, della tradizione e della cultura locale, ottenuto all’interno del Progetto di Legge di Regione Lombardia “Disposizioni regionali per la tutela e la valorizzazione del pastoralismo, dell’alpeggio, della transumanza e per la diffusione dei relativi valori culturali” del 2 marzo.
Permangono tuttavia delle criticità legate alla proliferazione di specie di fauna selvatica che sono causa di danneggiamento dei prati, con la rovina di cotica e foraggio, a cui si aggiungono la predazione del bestiame oltre alla diffusione di malattie gravi, tra cui neospora, tubercolosi e soprattutto la pericolosissima peste suina.
Per quanto sia importante proteggere le attività amatoriali di pastorizia di ovini e caprini, come sottolineato nel PDL, va ricordato che sono moltissime le aziende agricole che portano al pascolo bovini sia da latte che da carne: non proteggere loro significa creare danni alla filiera alimentare, e quindi ai consumatori finali. È perciò quello economico un aspetto fondamentale da tenere in considerazione, il tessuto economico e sociale va protetto con interventi decisi ed efficaci.
Lorena Miele, vicepresidente regionale, pone l’attenzione anche su un altro aspetto: “ai danni economici causati dalla fauna selvatica, va aggiunta l’imposizione del Piano Lupo Nazionale e del progetto Life Wolfalps della custodia degli animali mediante recinti anti lupo o costante presenza del pastore, attività che comportano un’ingente spesa da parte dei pastori e che fa perdere qualsivoglia convenienza della pastorizia praticata mediante allevamento estensivo brado, semibrado o in forma transumante, che permettono appunto di ridurre i costi di gestione.”
Continua la vicepresidente: “La custodia continua del bestiame è elemento indispensabile per ottenere risarcimenti in caso di predazione ma sotto l’aspetto economico condanna la pastorizia tradizionale all’estinzione: i risarcimenti per la predazione sono considerati aiuti di Stato, e come tali sottostanno al de minimis, ovvero non garantiscono il completo risarcimento dei danni”.
Questo significa che quando il lupo avrà colonizzato in modo ingente le nostre montagne, avremo un’altra specie selvatica che renderà impossibile la sopravvivenza del nostro allevamento di montagna, con tutte le conseguenze che ne deriveranno dal punto di vista, ambientale, paesaggistico, tradizionale e, non meno importante, economico.
Se perciò si vuole veramente mantenere e valorizzare la pastorizia in Lombardia, occorre attuare efficienti strategie di contenimento della fauna selvatica, che siano in grado di mostrare risultati significativi e garantiscano all’attività di pastorizia di sopravvivere e continuare quell’opera ambientale che troppo spesso ci si dimentica.
Solo il pascolamento e lo sfalcio permettono ai prati di montagna di difendersi dall’avanzamento del bosco, che in Italia negli ultimi 30 anni ha colonizzato più di 3 milioni di ettari e ad oggi ricopre un terzo della nostra penisola. I prati di montagna sono ripidi, lo sfalcio è difficoltoso e poco remunerativo, mentre il pascolamento permette ancora la valorizzazione economica di questi territori; la pastorizia è fondamentale per il mantenimento dell’agricoltura sulle nostre montagne, ma si scontra con le nuove specie di fauna selvatica che negli ultimi 30 anni hanno colonizzato i nostri territori: gli ungulati, i cinghiali, i cervi, i caprioli, i daini e i mufloni, infine con il lupo.
“È necessario intervenire in fretta ed in modo deciso: la fauna selvatica sta provocando ingenti danni, la situazione va risolta quanto prima, in ballo c’è la sopravvivenza dei pastori e delle loro attività” conclude la vicepresidente Lorena Miele.
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