Una riunione urgente con tutti gli organi competenti per attuare procedure straordinarie che tutelino e difendano gli allevamenti dalla grave minaccia della peste suina.
È quanto chiede Cia Agricoltori Italiani Pavia a seguito della scoperta di casi di peste suina nei vicini territori del Piemonte e della Liguria.
“La scoperta di una carcassa di cinghiale infetto da peste suina africana ad Ovada e il sospetto che altre due carcasse, sempre nell’alessandrino e in provincia di Genova, siano anche esse infettate dal pericolosissimo virus, ha costretto le autorità sanitarie ad istituire una zona rossa che comprende 54 comuni in Piemonte e 24 in Liguria”, spiega il Presidente di Cia Pavia Davide Calvi.
L’estrema contagiosità del virus, la particolare vicinanza del territorio pavese alle zone già dichiarate infette e la conclamata rilevanza della mobilità dei cinghiali nel favorire la propagazione della malattia, preoccupa molto il comparto suinicolo della nostra provincia.”
“Per queste ragioni – prosegue Calvi – abbiamo chiesto agli organi regionali competenti la convocazione di una riunione urgente, anche con i responsabili degli ATC provinciali, in modo da concordare delle procedure straordinarie per cercare ridurre il numero della selvaggina e arginare tempestivamente il fenomeno.”
Sebbene sia assolutamente innocua per gli esseri umani, la peste suina è altamente letale per cinghiali e suini domestici, ricorda Cia. Il virus si diffondee con estrema facilitò e non esiste ancora un vaccino a protezione degli animali. L’unica strada al momento percorribile a contrasto della malattia, quando si manifesta, è l’abbattimento dei capi infetti.
Dunque, secondo Cia, è necessario provvedere al contenimento del numero dei cinghiali, sia per la salvaguardia dell’agricoltura e la sicurezza pubblica che per scongiurare il rischio di diffusione del virus tra gli ungulatigli allevamenti di suini che fanno, tra l’altro, della salumeria lombarda e italiana un’eccellenza nel mondo.
Cia Lombardia negli ultimi anni è stata particolarmente impegnata sul fronte dei danni che la fauna selvatica provoca all’agricoltura, tanto da aver organizzato convegni sul tema ed aver denunciato in diverse sedi istituzionali, l’estrema criticità della situazione.
A livello nazionale Cia, già da tempo ha lanciato la sua proposta di modifica alla legge 157/92 sulla fauna selvatica.
Per invertire la rotta e fronteggiare seriamente il problema, la riforma lanciata da Cia conta alcuni punti chiave: sostituire il concetto di “protezione” con quello di “corretta gestione”, parlando finalmente di “carichi sostenibili” di specie animali nei diversi territori; non delegare all’attività venatoria le azioni di controllo della fauna selvatica, ma prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario; rafforzare l’autotutela degli agricoltori e garantire il risarcimento integrale dei danni subiti.
Anche alla luce dell’emergenza attuale, conclude Cia, è dunque necessario che le istituzioni riprendano in mano la legge 157/92 per adeguala alle esigenze attuali e che a livello regionali si attuino procedure straordinarie per scongiurare il pericolo che la peste suina diventi anche un problema lombardo.
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