Un’idea assurda e pericolosa, che desta molta preoccupazione. Così si esprime Cia Est Lombardia riguardo all’ipotesi di sperimentare zone di tracimazione controllata dove far esondare il Po’ dagli argini maestri.
L’idea fa parte del progetto da 15 milioni di euro pagato da Regione Lombardia e gestito da Aipo (Agenzia interregionale del fiume Po) che prevede il rialzo di sette tratti di argini mantovani ancora da sistemare e nel contempo lo studio di forme controllate di tracimazioni, individuando punti dove, in caso di piena eccezionale, far liberare una quantità misurata di acqua.
Un’ipotesi che allarma Cia-Agricoltori italiani Est Lombardia. “Si tratta di una scelta sbagliata che andrebbe a discapito delle campagne e creerebbe gravi danni soprattutto al comparto agricolo” ha affermato Luigi Panarelli, presidente della Confederazione interprovinciale. “Senza contare il pericolo a cui verrebbe esposto il bestiame di allevamento allocato nelle zone designate. Inevitabilmente poi”, prosegue Panarelli, “si finirebbe col creare zone di serie A, preservate da questo fenomeno, e aree serie B soggette agli allagamenti. La tracimazione resta comunque una pratica pericolosa, perché non c’è certezza di poter controllare l’acqua. Il nostro è quindi un no deciso a questa ipotesi”, sottolinea il presidente di Cia Est Lombardia.
“Gli argini maestri devono restare invalicabili, in quanto sono un baluardo per la difesa del territorio dalla forza spesso devastante dell’acqua. Dichiarare alcune aree come allagabili vorrebbe dire condannarle all’abbandono, perché nessuna azienda, tantomeno agricola si insedierebbe. E tutto questo porterebbe a un danno ambientale maggiore”, conclude Panarelli, “considerando la funzione di tutela e preservazione del territorio che da sempre svolge il settore primario”.
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