La media delle pensioni agricole (500 euro mensili), con punte minime di assegni da 276 euro rende i pensionati del settore primario una fascia debole che necessita di particolare attenzione e tutela.
In questo senso è importante che l’accesso ai servizi sanitari sia a loro garantito con facilità e che la spesa sanitaria non venga tagliata ai danni degli utenti più fragili.
Con queste parole Paola Bruschi, presidente di Anp Lombardia ha introdotto il convegno “Luci ed ombre della sanità lombarda” organizzato dalla stessa Associazione nazionale pensionati della Cia Lombardia, questa mattina all’hotel Como di Como.
Dobbiamo riconoscere che nel complesso la sanità lombarda funziona, ha precisato la Bruschi, vogliamo tuttavia aprire un confronto con le istituzioni per capire quali sono i punti di miglioramento e quali le difficoltà ancora da superare.
Un pensiero condiviso da Giovanni Daghetta, presidente di Cia Lombardia che, salutando i presenti, ha poi colto l’occasione di sottolineare l’importanza della funzione svolta dall’Associazione pensionati della Cia e dell’attenzione che la stessa rivolge alle tematiche sociali.
“Il confronto e l’approfondimento sono questioni importanti in un mondo che si sta sempre più chiudendo”, ha evidenziato Daghetta.
Ad aprire i lavori è stato Giulio Mancino, presidente di Anp Alta Lombardia che, sottolineando a sua volta l’importanza del convegno, ha ricordato come nelle zone agricole collinari ci siano situazioni molto critiche tra i pensionati che rischiano di essere abbandonati e non avere accesso ai servizi sanitari essenziali.
La parola è quindi passata alla prima relatrice della mattinata, la dottoressa Anna Maria Maestroni, direttore sanitario Ats Insubria.
“La nostra Ats comprende 1 milione e mezzo di abitanti e ha in carico 500mila malati cronici”, ha ricordato. “Siamo impegnati nel facilitare l’accesso ai servizi sanitari da parte di tutte le fasce della popolazione. Online mettiamo a diposizione la rete di offerta dei servizi e le analisi personali. Ritengo che il sistema sanitario lombardo sia un sistema di eccellenza, che stiamo ulteriormente migliorando.
L’impegno nei confronti degli anziani è anche quello di portarli vivere una vita disability free, libera da disabilità e quindi autonoma”.
Sulle possibilità di assistenza per la parte più fragile della popolazione come i pensionati si è soffermato anche il dott. Giovanni Belloni, coordinatore dei presidenti dell’ODM Regione Lombardia.
“Gli ospedali richiedono tecnologie avanzate che non è possibile dare a tutti. I piccoli ospedali quindi fanno fatica a fornire tutti i servizi. Questo crea sul territorio una disuguaglianza tra i vari ospedali. È dunque necessario intervenire con una rimodulazione delle strutture”, ha affermato.
“Il paziente dopo una certa età non è solo un problema sanitario, ma un problema sociosanitario. Bisogna fare particolare attenzione a determinate patologie, come quelle cardiologiche o psichiatriche”. Belloni ha poi sottolineato l’importanza delle vaccinazioni anche e soprattutto in età avanzata.
Infine Paola Pelizzari coordinatrice dell’associazione Cittadinanza Attiva della Lombardia ha ricordato l’impegno dell’Organizzazione nella tutela e la promozione dei diritti dei cittadini anche in ambito sociosanitario elencando quanto enunciato nella carta europea dei diritti del malato.
“La riforma sanitaria regionale ha comportato un cambiamento”, ha spiegato la Pellizzari. “Il motto non è più “il paziente al centro”, bensì “con il paziente”. Si privilegia quindi, a mio avviso in maniera positiva, un ottica di corresponsabilizzazione. Ognuna delle persone chiamate in causa è spinta collaborare”.
Pelizzari ha poi sottolineato l’importanza dei medici di medicina generale che secondo un questionario realizzato da Cittadinanza Attiva risultano essere i punti di riferimento privilegiati per il paziente.
A concludere i lavori è stato Alessandro Del Carlo, presidente nazionale di Anp-Cia, che ha sottolineato l’importanza della tempestività dei servizi sanitari. “Le lunghe liste di attesa spesso spingono il cittadino a rivolgersi al privato. Ma questo non tutti possono permetterselo. Si crea quindi un inaccettabile disuguaglianza nell’accesso alla sanità”, ha affermato. “Pur preservando l’autonomia delle regioni che ha creato anche eccellenze, ritengo che alcuni aspetti del sistema sanitario debbano essere centralizzati. Questo per evitare che le disuguaglianze tra i vari sistemi regionali provochino il fenomeno migratorio. Sono circa 500mila i cittadini che emigrano ogni anno da una regione all’altra dell’Italia per garantirsi cure adeguate. Questa situazione deve cessare. Tutti devono avere uguale possibilità di accesso ai servizi sanitari senza distinzioni geografiche o di fasce sociali”
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