Con l’allarme peste suina che si sta diffondendo in Italia dopo i casi in Liguria e Piemonte, forte l’esigenza di tracciare e tenere sotto controllo la situazione e mettere al riparo dai rischi gli allevamenti di suini. Ed è per andare in soccorso degli allevatori e scongiurare un’epidemia tra i cinghiali, che l’Ente per la Protezione della Selvaggina ha lanciato un’applicazione “Wildlife Management Group”, già scaricata oltre 500 volte, da utilizzare proprio per la segnalazione dei casi sospetti.
La notifica, con la geolocalizzazione del ritrovamento, viene trasmessa in automatico agli organismi sanitari deputati a controllo e prevenzione.
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Inoltre, da parte dell’agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) sono state rilanciate e promosse le tre fasi fondamentali per evitare la diffusione della peste suina, ovvero: rilevazione, prevenzione e segnalazione. In particolare, parlando prevenzione, si guarda oltre il rinvenimento e lo smaltimento dei capi morti nelle “zone focolaio”, in favore di iniziative come, ad esempio, le White Zones, zone bianche di “abbattimento preventivo” radicale, come adottate in Estonia, Lettonia, Francia e Repubblica Ceca.
Rilevazione e segnalazione dei casi, così come gestione sanitaria e faunistica devono procedere ben allineate, incentivando un’azione sinergica, propria di una società organizzata dove agricoltori, cacciatori, turisti, escursionisti, trifolai, cercatori di funghi, frequentatori di boschi e istituzioni sono tutti potenziali fonti di informazioni e dati per contenere il diffondersi del virus.
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