Sostenibilità e rispetto dell’ambiente sono sacrosanti e strategici, ma senza ideologie e forzature. È ora che venga riconosciuto il ruolo fondamentale che gli agricoltori italiani ricoprono ogni giorno nella tutela del territorio e nella prevenzione dei sempre più frequenti episodi di dissesto idrogeologico. Attraverso la coltivazione dei terreni che aiuta a stabilizzare i versanti e a trattenere le sponde dei fiumi, il settore primario funge da presidio contro gli effetti degli eventi climatici estremi e svolge una funzione determinante nella salvaguardia del paesaggio e delle sue risorse.
Così Cia-Agricoltori Italiani Lombardia, insieme alle Cia di Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Altro Adige, ha aperto a Milano la tappa al Nord de “Il Paese che Vogliamo”, il roadshow che l’Organizzazione sta portando in tour per tutta Italia per promuovere il dibattito sulle azioni non più rinviabili per il Paese: dagliinterventi di manutenzione delle infrastrutture allepolitiche di governo del territorio, dalla prevenzione dei disastri ambientali al mantenimento della biodiversità, dallosviluppo di filiere a vocazione territoriale anuovi sistemi di gestione della fauna selvatica e allacoesione istituzioni-enti locali per il rilancio delle aree interne in Europa.
Sotto lo slogan “La sfida dell’agricoltura padana tra infrastruttura economica e ambientale”, l’evento si è tenuto nell’aula magna C03 dell’Università degli Studi di Milano, dove si sono confrontati i referenti Cia nazionali e delle regioni del Nord Italia, oltre a rappresentanti istituzionali ed esperti del settore riuniti in plenaria, dopo la giornata dedicata ai tavoli tematici che si è tenuta il 12 febbraio a Padova.
“L’agricoltura si trova oggi impegnata, da un lato, a fornire prodotti agricoli di elevato valore qualitativo e sanitario, in quantità adeguata alle esigenze del mercato e a prezzi accessibili al consumatore e, dall’altro, a salvaguardare le risorse naturali, nel rispetto della redditività dell’azienda agricola”, ha spiegato il presidente di Cia Lombardia, Giovanni Daghetta, a nome delle regioni coinvolte. “Tali sfide richiedono l’applicazione combinata di pratiche, tecniche e strumenti di produzione, messi a disposizione dalla ricerca e dalle moderne tecnologie: dai prodotti del miglioramento genetico a quelli biologici e chimici utilizzati per la nutrizione e la difesa, dai mezzi meccanici ai sistemi di supporto alle decisioni, con l’obiettivo di ottimizzare la produttività, nel rispetto degli equilibri dei sistemi naturali”.
Gli ultimi documenti ufficiali della Fao evidenziano, peraltro, che l’agricoltura pesa appena il 6% sul totale delle emissioni prodotte che si riversano sull’ambiente.
In Italia il trend degli ultimi 20 anni sulla sostenibilità del settore è più che positivo: crescono le colture green e le energie rinnovabili; diminuisce drasticamente l’uso di chimica impattante; aumenta la manutenzione del verde realizzata dagli agricoltori, che vale 2,4 miliardi di euro l’anno.
Troppo spesso, dunque, intorno all’agricoltura circolano messaggi fuorvianti e non suffragati dai dati, come l’idea che il settore inquini e consumi troppe risorse. Al contrario, in Italia migliorano tutti gli indici sull’impatto ambientale: -25% emissioni di CO2, -27% di pesticidi, -31% di erbicidi e -28% di fungicidi. In più, crescono sia la produzione di energia green (+690%) che le superfici biologiche (+56%).
Si registra anche una riduzione dell’uso di acqua, grazie al miglioramento delle tecniche di irrigazione, che puntano sulla precisione, per esempio con il passaggio dall’impianto a pioggia con quello a goccia. In questa ottica Cia ha proposto una rete tra i consorzi di bonifica in grado di captare risorse da investire per la collettività. La risorsa acqua resta indispensabile per coltivare quei prodotti agroalimentari di qualità che, solo nell’ultimo anno, hanno fruttato 41 miliardi di euro sui mercati stranieri. Per questo, è necessaria una migliore programmazione attorno a una risorsa non illimitata.
Per il resto, numeri alla mano, in tema di sostenibilità il confronto tra agricoltura e altri settori è impietoso: trasporti, processi industriali e manifatturiero pesano per il 63% sul totale delle emissioni di CO2.
Ciò nonostante, il processo virtuoso avviato dal settore primario ha ancora ampi margini di perfettibilità: ricerca, automazione e graduale diminuzione dell’uso di energie tradizionali non rinnovabili.
Se migliora la sostenibilità ambientale, però, le imprese agricole italiane faticano ancora sul fronte della sostenibilità economica. Una situazione che ha cause ben precise: poche risorse destinate a ricerca e sviluppo, burocrazia elefantiaca e alti costi di produzione. In più mancano strumenti strutturali, ormai indispensabili, come quelli relativi alla gestione del rischio in agricoltura, con gli imprenditori esposti sempre più spesso a lunghi periodi di maltempo e siccità con pochi “ombrelli” assicurativi rispetto al moltiplicarsi di eventi metereologici estremi per effetto dei cambiamenti climatici.
“Il settore è in prima linea nelle sfide ambientali globali, mentre gli agricoltori giocano un ruolo da protagonisti come manutentori del Paese -ha ribadito il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, concludendo i lavori-. Ma senza nuove misure e interventi ad hoc per produttori e territori, non ci può essere crescita e progresso. Per questo, stiamo portando in tutt’Italia il nostro roadshow, con l’obiettivo di sensibilizzare governo, regioni, enti locali, tutte le forze socio-economiche, sul ‘Paese che Vogliamo’. Un Paese in cui territorio, infrastrutture, innovazione e sostenibilità sono gli asset su cui investire risorse e costruire politiche di sviluppo”.
Oltre a Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani e Giovanni Daghetta, presidente Cia Lombardia, sono intervenuti all’evento: Gabriele Carenini, presidente Cia Piemonte; Cristiano Fini, presidente Cia Emilia Romagna; Gianmichele Passarini, presidente Cia Veneto; Andrea Massari della Direzione generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi di Regione Lombardia; Giulio Menato, Capo unità aggiunto Commissione europea DG AGRI – Internazionale – Americhe; Cristina Tajani, assessore a Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane del Comune di Milano; Enrica Gentile A.D. Areté Srl – Ricerca su sostenibilità ambientale agricoltura; Aldo Ferrero, professore di Agronomia della Facoltà di Agraria di Torino; Dario Frisio, economista della Facoltà di Agraria di Milano.
Ha moderato il dibattito Luca Telese, giornalista e conduttore radio-televisivo.
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