Regole comuni per la gestione della fauna selvatica; una maggiore valorizzazione delle produzioni e del loro legame con il turismo; un uso più oculato e intelligente della risorsa acqua; il ruolo dell’agricoltura nel new green deal europeo. Sono solo alcuni dei temi emersi nella giornata di studio organizzata da Cia-Agricoltori Italiani a Padova. Dagli enti parco alle camere di commercio, dalle associazioni di categoria per artigianato e turismo, telecomunicazioni, industria, distribuzione e trasporti ai consorzi di bonifica; ma anche organi scolastici e sanitari, mondo scientifico e accademico. Le rappresentanze istituzionali del Nord Italia si sono confrontate con le Cia regionali di Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, nell’ambito dei tavoli tematici del roadshow “Il Paese che vogliamo”.
“Le regioni del Nord -spiega il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini-rappresentano il core business dell’agricoltura italiana. Abbiamo deciso di aprirci al confronto su cinque temi: la manutenzione infrastrutturale (tra cambiamenti climatici e incuria dei manufatti); politiche orientate al governo del territorio; azioni per favorire e sviluppare politiche di filiera a forte vocazione territoriale; nuovi e più incisivi sistemi di gestione della fauna selvatica; un rinnovato protagonismo delle istituzioni e degli enti locali sulla Pac. Le regioni coinvolte hanno omogeneità territoriale, economica e produttiva, crediamo che da questo incontro possano nascere sinergie e soluzioni per tutto il settentrione. Per noi queste sono azioni non più rinviabili e necessarie all’Italia”.
I tavoli
Gabriele Carenini, presidente di Cia Piemonte: “Insieme alla redditività, uno dei problemi che assilla di più gli agricoltori è la fauna selvatica. Chiediamo che si passi dalla tutela alla gestione, modificando la legge 157/92. Al nostro tavolo si sono confrontati sindaci, ambientalisti, agricoltori, dirigenti Cia. Ci sono diverse regole su tutto il territorio: laddove ci sono comportamenti più virtuosi o minori tempi di pagamento (come avviene per esempio in Emilia-Romagna), devono diventare patrimonio comune. Oggi ogni regione si muove in maniera diversa, cerchiamo di uniformare le regole. Nelle aree più marginali la fauna selvatica sta desertificando le produzioni. E questa presenza sta diventando un pericolo anche per i cittadini: provoca incidenti, anche mortali. Abbiamo lanciato una provocazione: se nel centro di una città ci fossero dei vandali che distruggono gli esercizi commerciali, ci mobiliteremmo. Ecco, per gli agricoltori è lo stesso, ma non si muove niente”.
Cristiano Fini, presidente di Cia Emilia-Romagna: “Al tavolo sulle filiere produttive a vocazione territoriale (vini, formaggi) ci siamo confrontati con rappresentanti di consumatori, esercenti, mercati ortofrutticoli, mondo sanitario. Pur essendo i territori con più Dop, più Igt, con grande vocazione all’export, non siamo organizzati adeguatamente. E ci sono enormi potenzialità non sfruttate nel campo del turismo. Altro settore nel quale investire è quello della sostenibilità ambientale: ci vogliono tempo e risorse”.
Giuseppe Facchin, presidente di Cia Treviso: “Il nostro era il tavolo della manutenzione infrastrutturale. L’agricoltura non può fare a meno dell’acqua: non solo invasi, ma anche irrigazione, bonifica, fitodepurazione, laminazione. Abbiamo proposto una rete tra i consorzi di bonifica, che sono capaci di captare risorse da investire per la collettività (non solo degli agricoltori ma anche dei cittadini). La nostra richiesta è che ci sia una migliore programmazione attorno ad una risorsa non illimitata”.
Giovanni Daghetta, presidente di Cia Lombardia: “La Pac è una politica europea che finanzia gli agricoltori perché tengano i prezzi bassi. Con la nuova Pac, avremo nuovi obblighi ambientali e alimenti sempre più sani ai nostri consumatori. Dal nostro punto di vista, siamo consapevoli delle sfide che ci si pongono davanti: dovere andare verso un sempre maggiore rispetto dell’ambiente, avendo però la possibilità di produrre e di avere un reddito adeguato. Il tutto tenendo presente che la nuova Pac si intersecherà sicuramente con il new green deal europeo”.
Gianmichele Passarini, presidente di Cia Veneto: “La principale necessità emersa da tutti i tavoli è quella di creare un sistema trasversale: al centro deve porsi l’agricoltore per poi costruire un percorso attorno alla cittadinanza, ai consumatori. Abbiamo il dovere di dare corrette informazioni rispetto ai nostri sistemi produttivi che, per forza di cose, non sono più quelli di vent’anni fa. Rispettano il modello di oggi e sono pronti ad accogliere anche le sfide del domani. Se i nostri prodotti sono riconosciuti come eccellenze in Italia, in Europa, in tutto il mondo, è perché l’attenzione per la qualità e per l’ambiente sono massimi. Forse qualcuno crede che noi agricoltori abbiamo dei prodotti riservati solo a noi… è una provocazione: siamo i primi consumatori delle nostre stesse produzioni, siamo consapevoli del ruolo dell’agricoltura. Ambientalismo e sostenibilità sono sacrosanti ma senza ideologie e forzature. È ora che venga riconosciuto il ruolo -anche di salvaguardia del territorio- che ricopriamo ogni giorno”.
All’evento padovano seguirà la plenaria a Milano, lunedì 17 febbraio, con lo slogan “La sfida dell’agricoltura padana tra infrastruttura economica e ambientale”.
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