“Ora il mercato del riso potrà funzionare meglio”. Con queste parole il Presidente di Cia Lombardia, Giovanni Daghetta, risicoltore pavese, accoglie il via libera al regolamento esecutivo della Commissione Ue che ripristina i dazi sulle importazioni di riso provenienti da Birmania e Cambogia, esprimendo soddisfazione per la conclusione positiva del lunghissimo iter che la visto la Cia fortemente impegnata.
Il via libera al regolamento esecutivo scatterà ufficialmente domani, 16 gennaio, con la conclusione della procedura scritta e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 17 gennaio. La misura avrà la durata di tre anni prorogabile, con dazi pari a 175 euro la tonnellata il primo anno, 150 nel secondo e 125 nel terzo.
Da anni Cia Lombardia conduce la battaglia per il ripristino della clausola di salvaguardia, avendo da subito evidenziato come la concessione fatta nel 2008 dall’Unione Europea ai paesi meno avanzati abbia causato serie ripercussioni ai risicoltori italiani e di tutto il Vecchio Continente. Il flusso enorme di riso a dazio zero, prima di tutto dalla Cambogia, entrando in Europa a prezzi troppo bassi, ha creato infatti una sorta di concorrenza sleale.
Cia aveva anche sottolineato che a beneficiare di tali agevolazioni non erano nemmeno direttamente i contadini di questi paesi, ma solo le industrie di trasformazione, a capitale straniero.
Criticità peraltro confermata dalla società Development Solution nel rapporto fatto il 27 settembre 2017 alla Commissione Europea, in cui erano state denunciate violazioni dei diritti umani in Cambogia nell’accaparramento delle terre e nell’esportazione di riso, proprio perché la concessione daziaria dell’Ue andava a beneficio dei traders e non degli agricoltori locali.
Il ripristino dei dazi sull’import selvaggio di riso da Cambogia e Birmania dà dunque ragione alle istanze che Cia Lombardia, insieme agli altri attori della filiera, come l’Ente Nazionale Risi, da anni porta avanti.
“L’impegno della Cia proseguirà ancora”, ha aggiunto Daghetta, “per rendere la decisione definitiva per i prodotti in provenienza da paesi che non rispettano i diritti umani delle minoranze, che hanno ancora deficit pesanti nel processo democratico e che sfruttano il lavoro minorile”.
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